L'innesto bilaterale della arteria mammaria interna riduce il rischio a lungo termine di rivascolarizzazione coronarica ripetuta


Sebbene studi precedenti abbiano dimostrato che i pazienti che ricevono innesti bilaterali di arteria mammaria interna ( BIMA ) durante l'innesto di bypass coronarico presentano una migliore sopravvivenza a lungo termine rispetto a quelli che ricevono una singola arteria mammaria interna ( SIMA ), i dati sul rischio di ripetizione della rivascolarizzazione sono più limitati.
Sono stati confrontati i tempi, la frequenza e il tipo di rivascolarizzazione coronarica ripetuta tra i pazienti che ricevono BIMA e SIMA.

È stata condotta una analisi retrospettiva multicentrica di 47.984 interventi chirurgici di innesto di bypass coronarico consecutivi eseguiti tra il 1992 e il 2014 in 7 Centri medici.
Nella popolazione dello studio, sono stati identificati 1.482 interventi chirurgici di bypass della arteria coronaria con BIMA, e 1.297 pazienti trattati con BIMA sono stati abbinati per propensione a 1.297 pazienti trattati con SIMA.

L'endpoint primario era la libertà dalla rivascolarizzazione coronarica ripetuta.

La durata mediana del follow-up è stata di 13.2 anni. I pazienti erano ben abbinati per età, indice di massa corporea ( BMI ), comorbilità maggiori e funzione cardiaca.

E' stata riscontrata una maggiore libertà dalla ripetizione della rivascolarizzazione tra i pazienti che hanno ricevuto BIMA rispetto a quelli che hanno ricevuto SIMA ( hazard ratio, HR=0.78, P=0.009 ).

Nella coorte abbinata, il 19.4% ( n=252 ) dei pazienti trattati con SIMA è stato sottoposto a rivascolarizzazione ripetuta, mentre questa frequenza è stata del 15.1% ( n=196 ) tra i pazienti trattati con BIMA ( P=0.004 ).

La maggior parte delle procedure di rivascolarizzazione ripetute erano interventi coronarici percutanei ( 94.2% ), e ciò non differiva tra i gruppi ( P=0.274 ).

I gruppi non differivano anche nel rapporto tra intervento coronarico percutaneo con vaso nativo versus innesto vascolare ( P=0.899 ), o per quanto riguarda i vasi bersaglio di intervento coronarico percutaneo; i più comuni target in entrambi i gruppi erano l’arteria coronaria destra ( P=0.133 ) e le arterie circonflesse ( P=0.093 ).

In confronto con SIMA, l'innesto BIMA è risultato associato a una riduzione della mortalità per tutte le cause a 12 anni di follow-up ( HR=0.79, P=0.001 ), e non vi è stata alcuna differenza nella morbilità ospedaliera.

In conclusione, l'innesto BIMA era associato a un ridotto rischio di ripetizione della rivascolarizzazione e a un miglioramento della sopravvivenza a lungo termine, e dovrebbe essere considerato più frequentemente durante l’intervento di bypass coronarico. ( Xagena2017 )

Iribarne A et al, Circulation 2017; 136: 1676-1685

Cardio2017 Chiru2017



Indietro

Altri articoli

L'intervento coronarico percutaneo ( PCI ) è sempre più utilizzato nella rivascolarizzazione di pazienti con malattia coronarica principale sinistra al...



La tomografia computerizzata ( CT ) consente la stima della progressione della calcificazione dell'arteria coronarica ( CAC ). Sono stati valutati diversi...


L'utilizzo del rischio di malattie cardiovascolari aterosclerotiche ( ASCVD ) per personalizzare gli obiettivi del trattamento per la pressione arteriosa...


Il calcio nell'arteria coronaria ( CAC ) è associato a malattie coronariche ( CHD ) e a malattie cardiovascolari (...


Alcuni pazienti con la sindrome di Kawasaki sviluppano aneurisma gigante dell’arteria coronaria e stenosi coronarica, che portano a ischemia cardiaca.È...


L'iperuricemia sembra essere correlata alla sindrome metabolica, ma il suo impatto sul rischio cardiovascolare nei pazienti che ne soffrono non...


E’ stata compiuta una ricerca per determinare l'associazione tra depressione, fattori di rischio cardiovascolare e calcificazione dell'arteria coronarica nelle donne...


Uno studio ha confrontato gli outcome ( esiti ) clinici a lungo termine dopo impianto di stent in un’ampia popolazione...